Traduciamo e pubblichiamo un testo di Ghada Karmi, uscito su Mondoweiss ad un anno dal 7 ottobre 2023. Nata a Gerusalemme e costretta a lasciare la sua casa insieme alla famiglia durante la Nakba, Karmi è una dottoressa, studiosa e docente palestinese che vive in Inghilterra e da sempre si batte per la causa del suo popolo. Tra i suoi libri ricordiamo l’autobiografia best-seller “In Search of Fatima: A Palestinian Story” (Verso, 2002) e il più recente “One State: The Only Democratic Future for Palestine-Israel” (Pluto, 2023).
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L’anno trascorso dal 7 ottobre ci ha dimostrato che Israele non può essere né sistemato né riformato. Va smantellato, e il sionismo deve finire. Soltanto questo potrà finalmente alleviare il terribile calvario dei palestinesi negli ultimi 76 anni.
Ad un anno dal primo anniversario della guerra di Israele contro Gaza ripenso al 1948, quando Israele fu fondato. La nostra famiglia viveva a Gerusalemme, dove sono nata. Poi, come per la gran parte della popolazione della Palestina, siamo stati costretti a lasciare le nostre case nel 1948, per fare spazio allo stato di Israele che veniva creato al posto nostro.
Mentre imparavano a vivere in esilio, l’unico conforto della nostra gente era il pensiero che Israele non sarebbe durato. Una tale disgustosa ingiustizia non sarebbe prevalsa, dicevano, e l’accozzaglia di persone immigrate che arrivarono in Palestina da una moltitudine di Paesi per essere artificialmente assemblati in qualcosa che chiamavano “Stato” sarebbe presto tornata ai luoghi da cui veniva.
Ciò non è accaduto, e da allora Israele è cresciuto sempre più forte. Oggi governa l’intera Palestina storica, dal fiume Giordano al Mar Mediterraneo. Ha sostenitori fedeli, persino fanatici, in tutta Europa e domina il sistema politico statunitense. Per 76 anni ha lavorato per sottomettere la regione mediorientale, con l’obiettivo di non lasciare un solo rivale in grado di sconfiggerlo. Attualmente sta cercando di mettere fuori gioco i suoi nemici di lunga data, Hezbollah e l’Iran, e attraverso l’uso dell’antisemitismo come arma tiene abilmente a bada il resto del mondo.
In Palestina, Israele controlla completamente Gaza e la Cisgiordania, e sta rapidamente giudaizzando Gerusalemme. A questi oltraggi la resistenza palestinese ha reagito riaccendendosi molte volte, sempre gestita con facilità da Israele. Con una popolazione palestinese pacificata e incapace di combattere il suo occupante, la situazione con il tempo è divenuta confortevole per Israele e per i suoi sostenitori occidentali, inclusi molti Stati arabi desiderosi di una vita quieta.
Un anno fa, il 7 ottobre, questa comoda configurazione è crollata. È una data che passerà alla storia come il giorno in cui il Medio Oriente, e forse il mondo, è cambiato per il meglio. Hamas è evasa dalla gigante prigione che è Gaza e ha attaccato Israele sui suoi stessi territori. Vilipesa come “terrorismo” da Israele e i suoi amici, essa è stata piuttosto una promessa di libertà e autonomia, ben familiare ad ogni prigioniero che anela alla sua liberazione.
Che quei combattenti di Hamas ne fossero o meno consapevoli, le loro azioni in quel giorno hanno messo a nudo l’edificio di menzogne, ipocrisia e tirannia spietata che Israele e i suoi alleati occidentali hanno usato per opprimere i Palestinesi sin dalla creazione di Israele. La guerra genocida che Israele sta muovendo a Gaza e alla Cisgiordania dal 7 ottobre ne è soltanto la dimostrazione più esplicita.
A tutti coloro a cui piaceva vedere Israele come una democrazia liberale, esso è stato rivelato come uno sporco, brutale colonizzatore con tendenze fasciste; a coloro che pensavano che Israele fosse una superpotenza militare che nessuno può sconfiggere, esso si è dimostrato incapace di combattere alcuna guerra senza le armi e i finanziamenti statunitensi; e, più di ogni altra cosa, a chiunque vedeva il sionismo come un progetto morale, giustificando la creazione di Israele come un “faro per le nazioni”, la sua condotta disumana verso i palestinesi dal 7 ottobre dovrebbe aver distrutto ogni nozione di moralità applicabile a Israele.
Non era una novità che Israele godesse di un massiccio supporto statunitense e occidentale sin dall’inizio. Il 7 ottobre, però, ci ha dimostrato quanto esteso e quanto profondo fosse divenuto. Il genocidio di Israele a Gaza, le molteplici atrocità commesse contro la popolazione civile, specialmente i bambini, e l’indescrivibile crudeltà dei suoi soldati, sfacciatamente in piena luce, sono state tollerate e sostenute senza alcuna vergogna dall’Occidente. Non un singolo oltraggio israeliano è stato condannato dall’Occidente.
Lo stesso vale adesso per la recente aggressione di Israele contro il Libano. L’attacco terroristico di massa con i cercapersone e i walkie-talkie manomessi da Israele, il 17 settembre ha ucciso 37 persone e ne ha ferite 3,000, per lo più a Beirut. I bombardamenti incessanti e gli assassinii dei capi di Hezbollah hanno portato il numero dei morti e dei feriti libanesi a numerose migliaia, con un milione di persone evacuate dalle proprie case. L’invasione di terra israeliana del territorio libanese del 1 ottobre, alla ricerca di Hezbollah, ha spopolato villaggi e distrutto infrastrutture, tutto con l’esplicito sostegno degli Stati Uniti.
Dopo aver messo fuori gioco Hezbollah, come Israele immagina di fare, il suo prossimo obiettivo è l’Iran, dove mira ad attirare gli Stati Uniti in una guerra per suo conto. La sua fantasia è quella di annientare i suoi nemici una volta per tutte, per raggiungere l’egemonia su un nuovo Medio Oriente, riconfigurato come una serie di Stati sconfitti, dominati da Israele e completamente asserviti all’Occidente.
Non si sa se nulla di tutto ciò possa accadere. Ma una cosa è certa: non c’è alcun posto per uno Stato di apartheid, genocida e suprematista come Israele in Medio Oriente o in qualsiasi altro luogo del mondo. Sin dalla sua nascita, è stato un epicentro di instabilità regionale violento, bellicoso ed espansionista. Ha inflitto un’indicibile sofferenza su incalcolabili generazioni di palestinesi e altri arabi, e prevede di produrne ancora di più.
Quando gli Stati arabi, che avevano combattuto contro la formazione di Israele nel 1948, alla fine hanno accettato la sua presenza nella regione dopo il 1967, Israele ha respinto ogni loro approccio pacifico. Alla fine di settembre, il ministro degli esteri giordano ha offerto una garanzia di sicurezza a Israele da parte dei Paesi arabi e islamici, che Israele ha ignorato.
La verità è che Israele non può essere né sistemato né riformato. Dev’essere smantellato come Stato, le sue politiche e i suoi sistemi di governo eliminati e i suoi cittadini lasciati liberi di imparare a vivere con gli altri sulla base della cooperazione e dell’uguaglianza. Il sionismo, che è stato al cuore dell’esistenza di Israele come ideologia esclusivista e suprematista, dovrà finire.
Se ciò succedesse e se i palestinesi ottenessero nuovamente il proprio Paese per vivere vite normali, finalmente si allevierebbe il loro terribile calvario di 76 anni. Ed è in questo che sta la vera lezione del 7 ottobre.