Traduciamo un testo di Leela Yellesetty e la sua intervista alle attiviste e ricercatrici statunitensi nere Ashley Farmer, Mary Phillips, Robyn C. Spencer sul ruolo storico delle donne nel movimento di liberazione afroamericana e in particolare nel Black Panther Party pubblicato nel settembre del 2021 sulla International Socialist Review.
In questo primo pezzo pubblichiamo il testo introduttivo di Yellesetty che inquadra la questione del ruolo e delle lotte delle donne dentro al partito nel contesto generale dell’epoca. L’intervista è tradotta e pubblicata qui.
Riteniamo fondamentale assumere una prospettiva in cui le alleanze per combattere sfruttamento e oppressione si costruiscano seguendo non semplicemente linee identitarie, bensì politiche volte a mettere in discussione l’intero sistema capitalista.
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Nel febbraio del 1970, una giornalista del Washington Post responsabile della “pagina dedicata alle donne” chiese a Kathleen Cleaver, allora segretaria della Comunicazione del Black Panther Party (BPP), quale fosse, secondo lei, il ruolo della donna nella rivoluzione. Kathleen rispose: “Nessuno si chiede mai quale sia il posto di un uomo nella rivoluzione”1.
Per molti, il BPP evoca un’immagine ipermascolina di uomini neri, vestiti con giacche di pelle e baschi, che imbracciano fucili. Eppure, al suo apice – secondo un sondaggio condotto dal presidente Bobby Seale nel 1969 – il partito era formato per oltre il 60% da donne2. Queste militanti erano parte integrante di ogni aspetto della vita del partito, anche come leader di spicco. Tuttavia, fino a poco tempo fa, la ricerca storica e i media più diffusi hanno marginalizzato gran parte del loro lavoro politico.
Recenti ricerche invece hanno fatto luce sul ruolo svolto dalle donne nel BPP e nella lotta delle persone nere in generale. Per le attiviste coinvolte nelle lotte odierne – dalle donne che sono state in prima linea nel movimento Black Lives Matter, passando dall’impatto diffuso e dall’identificazione con #MeToo (che tra l’altro ha spinto a fare i conti con il sessismo all’interno degli spazi di compagni), all’uso popolare del termine “intersezionalità” per dare un senso alle forze interconnesse dell’oppressione razziale, di classe e di genere – l’esperienza delle donne del BPP offre moltissime lezioni.
Il BPP è nato in un’epoca di rivolte di massa a livello globale. Negli Stati Uniti, la lotta antirazzista delle persone nere è stata il punto focale che ha aperto una radicalizzazione di massa su tutta una serie di questioni: dalla guerra e dall’imperialismo all’oppressione delle donne e delle persone LGBT, alla disuguaglianza di classe e al capitalismo. Alla fine degli anni Sessanta, milioni di giovani statunitensi si convinsero della necessità di una rivoluzione e migliaia di persone confluirono in gruppi rivoluzionari come il BPP.
Il Programma in dieci punti del BPP delineava una visione di liberazione che comprendeva rivendicazioni collegate al lavoro, all’alloggio, all’istruzione e all’autodeterminazione. Nella sua fase iniziale, l’attività del partito si concentrò sul “punto 7”: la lotta contro la violenza poliziesca. Avvalendosi dei loro diritti costituzionali, le Pantere Nere perseguirono coraggiosamente il loro proposito di usare le armi per difendere la comunità nera dagli atti brutali della polizia.
Secondo la maggior parte delle testimonianze, la prima militante del BPP fu Tarika Lewis, anche conosciuta come Matilaba. Lewis era una studentessa attivista della Oakland Technical High School e una delle prime studentesse a chiedere l’istituzione di un Circolo dedicato alla Black history. All’età di sedici anni, Lewis entrò nell’ufficio del BPP e dichiarò: “Avete un bel programma e tutto il resto. Mi ci riconosco. Posso aderire? Perché non avete neanche una sorelle nel partito”. Quando Seale rispose affermativamente, la domanda successiva fu: “Mi date una pistola?”. Anche in questo caso la risposta fu affermativa.3
Lewis passò rapidamente a svolgere vari compiti dirigenziali, tra cui gestire l’addestramento, organizzare le sessioni di formazione e lavorare al giornale del partito. Ricorda di non essere stata sempre rispettata come donna a capo di una sezione, ma “quando i ragazzi venivano da me e mi dicevano: ‘Non farò quello che mi dici di fare perché sei una sorella’, li invitavo a venire al poligono di tiro dove sparavo meglio di loro.”4
Sin dall’inizio, il BPP aveva dichiaratamente assunto una posizione politica di uguaglianza di genere, cosa che era in netto contrasto con le posizioni di molti gruppi della sinistra dell’epoca. Assata Shakur dichiarò di essersi unita al BPP a New York dopo aver frequentato altri gruppi della galassia del nazionalismo nero la cui politica di genere la disturbava:
All’epoca, il BPP era l’organizzazione più progressista [e] aveva un’immagine più positiva in termini di […] posizione delle donne nella propaganda […] Sentivo che era la cosa più positiva che potessi fare, perché molte delle altre organizzazioni dell’epoca erano molto sessiste, in modo estremo […] L’intera situazione era completamente saturata da questa ricerca della mascolinità […] anche se questo poteva essere opprimente per te come essere umano […] Unirmi al BPP era una delle migliori opzioni in quel momento.5
Nel 1965 la pubblicazione del rapporto Moynihan fu un elemento importante nel dibattito sulla questione. Commissionato dal Dipartimento del lavoro degli Stati Uniti, The Negro Family: The Case for National Action di Daniel Patrick Moynihan sosteneva che un “pasticcio patologico” nella vita familiare fosse la ragione dei problemi della comunità nera. Soprattutto, il rapporto sosteneva che gli uomini neri non erano in grado di svolgere il loro ruolo di uomini in una società patriarcale, portando a una struttura “matriarcale” di famiglie guidate da donne.
Reazioni al rapporto Moynihan si possono trovare negli scritti dei leader maschi delle Pantere Nere, anche se, a ben vedere, essi attribuiscono la colpa di una simile situazione a una struttura sociale razzista piuttosto che a un “pasticcio patologico”. Certo, concentrarsi sull’idea di ripristinare la mascolinità nera lasciava poco spazio al ruolo attivo delle donne.
Il caso di Eldridge Cleaver che aveva aderito al partito ed era diventato ministro dell’Informazione nel 1967 è forse quello che in modo più evidente ha messo in luce atteggiamenti e prese di posizioni sessiste tra i dirigenti del BPP. Cleaver, uno stupratore condannato, scrisse nel suo influente libro Soul on Ice che considerava lo stupro delle donne bianche un atto rivoluzionario e che, per iniziare, si era “esercitato” sulle donne nere.6 Sebbene questo libro fosse stato scritto prima del suo ingresso nel partito, Cleaver non ha mai ufficialmente preso le distanze da queste posizioni prima di aderirvi.
All’inizio, le militanti erano chiamate “Pantherettes”; c’era una gerarchia e una catena di comando separata per loro (sebbene questa sia stata abbandonata piuttosto rapidamente per ragioni che discuteremo più oltre). Durante la sua campagna presidenziale del 1968 con il Peace and Freedom Party, Eldridge Cleaver rese popolare l’idea del “pussy power” secondo cui le donne avrebbero dovuto negare il sesso agli uomini che non votavano per il partito.
Questi e altri esempi sono stati in seguito additati come prova del fatto che il BPP fosse un’organizzazione totalmente misogina. Tuttavia, questa valutazione non tiene conto sia del contesto sociale in cui il partito operava, che dell’importante evoluzione che il partito intraprese sulle questioni di genere nel corso di pochi anni. Come sottolinea Kathleen Cleaver:
Ciò che penso sia distintivo delle relazioni di genere all’interno del Black Panther Party non è il modo in cui queste relazioni di genere duplicavano ciò che accadeva nel mondo che ci circondava. In realtà, quel mondo era estremamente misogino e autoritario. Questo è parte di ciò che ci ha ispirato a lottare contro di esso. Quando le donne diventavano vittime di ostilità, abusi, negligenza e aggressioni – non era qualcosa che derivava dalle politiche o dalla struttura del Black Panther Party, qualcosa di assente dal mondo – era ciò che accadeva nel mondo. La differenza che ha fatto l’appartenenza al Black Panther Party è stata quella di mettere una donna nella posizione di poter contestare tali trattamenti quando si verificavano.7
Una serie di importanti sviluppi fece da sfondo a questa contestazione. La massiccia campagna di violenza e sorveglianza da parte della polizia e dell’FBI portò presto alla morte e all’incarcerazione di esponenti di spicco della leadership maschile; le donne spesso intervennero per riempire questo vuoto. Allo stesso tempo, i membri femminili non furono risparmiati dalla repressione statale. Nel maggio del 1969, Ericka Huggins e il resto della leadership della sezione di New Haven furono arrestate con l’accusa di omicidio. Degli otto imputati, cinque erano donne, tre delle quali incinte. Le Pantere Nere incarcerate organizzarono le loro compagne di prigionia per chiedere l’assistenza sanitaria e un trattamento migliore.
Il processo del Connecticut suscitò l’attenzione della leadership nazionale. Eldridge Cleaver (che solo un anno prima sosteneva il “pussy power”) rilasciò una dichiarazione sul giornale:
Che sia di lezione e di esempio a tutte le sorelle, e in particolare a tutti i fratelli: dobbiamo capire che le nostre donne stanno soffrendo con forza ed entusiasmo mentre noi partecipiamo alla lotta. L’incarcerazione e la sofferenza di nostra sorella Ericka dovrebbero essere un rimprovero pungente a tutte le manifestazioni di maschilismo all’interno dei nostri ranghi […] Anche noi dobbiamo riconoscere che una donna può essere altrettanto rivoluzionaria di un uomo e che ha lo stesso status […] Gli standard e i principi rivoluzionari richiedono che ci impegniamo a fondo per assicurare che vengano prese misure disciplinari a tutti i livelli contro coloro che manifestano comportamenti maschilisti.8
Seguirono dichiarazioni analoghe dei leader del partito Huey Newton9 e Bobby Seale10 che sottolineavano la centralità della lotta contro tutte le forme di oppressione e la formazione di fronti uniti con i movimenti di liberazione delle donne e degli omosessuali.
Anche l’attenzione del partito per i programmi di sussistenza, in particolare il Free Breakfast for Children Program, catapultò le donne in ruoli di primo piano nel partito e nelle loro comunità. Sebbene l’enfasi sui programmi di sopravvivenza abbia certamente contribuito ad attirare un numero ancora maggiore di donne nell’organizzazione, essi non erano considerati “lavoro da donne”. Ci si aspettava dai compagni maschi di svolgere un ruolo attivo in tutti questi programmi – cosa che avvenne – facendo così crollare i pregiudizi sui ruoli di genere nel partito e nelle comunità a cui si dedicavano.11
Al contempo, le donne svolsero un ruolo di primo piano nell’organizzazione e nella gestione di questi programmi, grazie, a detta di tutti, alle loro superiori capacità. Come sottolinea l’ex Pantera Nera Malika Adams:
Le donne gestivano il BPP praticamente. Non so come abbia fatto a diventare un partito maschile o come si pensi sia stato un partito maschile. Perché queste cose, se le si guarda in termini di società, sono considerate cose da donne: nutrire i bambini, prendersi cura dei malati e così via. Sì, l’abbiamo fatto. Lo gestivamo davvero noi [il partito].12
Le donne del BPP svilupparono una propria teoria e prassi intersezionale sulle questioni di razza, sesso e classe che costituiva poi l’approccio del partito. Sebbene il BPP si fosse alleato a gruppi femminili in diverse occasioni, le donne del BPP sottolinearono che la loro esperienza di sessismo era diversa da quella delle donne bianche, soprattutto delle donne bianche della classe media che in alcune organizzazioni occupavano posizioni dirigenziali.
Anche se avevano fatto esperienze di sessismo con gli uomini neri, le donne del BPP riconoscevano di essere loro legate nella lotta contro il razzismo e il capitalismo. In un’intervista pubblicata sul quotidiano The Black Panther sostennero che il problema del sessismo doveva essere affrontato all’interno del movimento:
Ci sono persone che parlano delle contraddizioni tra uomini e donne come di una delle principali contraddizioni della società capitalista e quindi prendono questa contraddizione […] e la trasformano in una contraddizione antagonista, quando in realtà si tratta di una contraddizione tra persone. Non è una contraddizione tra nemici.13
Le donne del BPP assunsero un ruolo attivo nel combattere le manifestazioni di sessismo sulle pagine del giornale del partito e nell’organizzazione quotidiana. Come ricorda il ministro della Cultura del BPP Emory Douglass in un’intervista del 2015 al Socialist Worker:
Abbiamo dovuto affrontare le questioni del maschilismo nel Black Panther Party con corsi di educazione politica, e quei fratelli che non volevano lavorare sotto le donne o che usavano la “parola con la b” [bitch, cioè puttana, ndt] – quelle cose che causano il deterioramento del partito – dovevano essere corretti. Perché le donne lo rivendicavano. Così, quando quei fratelli si comportavano in questo modo e si rifiutavano di ascoltare le sorelle, gli veniva chiesto di prendere ordini dalle sorelle per imparare a rispettarle come compagne.14
Con il consolidamento del partito a Oakland negli ultimi anni, le donne dominarono sempre più la leadership del partito. Nel 1974, Elaine Brown divenne presidente del partito e nominò un certo numero di donne nel comitato centrale. Queste donne svolsero un importante lavoro nei programmi rivolti alle comunità nere, tra cui la creazione della Oakland Community School che divenne un modello di educazione emancipativa.
Le donne delle Pantere Nere spinsero il partito a riflettere e agire anche sulle questioni relative alla riproduzione. Le situazioni di vita comunitaria della maggior parte delle Pantere Nere diedero la possibilità di sperimentare un modello alternativo di genitorialità al di fuori del nucleo familiare, in cui tutti i membri della comunità dovevano partecipare ai compiti di cura come cucinare, pulire ed educare i figli, quelli propri e quelli di altri.
Nel 1972, Audrea Jones pubblicò una dichiarazione sull’importanza della contraccezione per il partito e suggerì che sia le donne che gli uomini frequentassero i corsi dedicati alla questione, organizzati dalle cliniche del BPP. Sostenne che aspettarsi fossero le donne le uniche ad assumersi la responsabilità della contraccezione fosse una posizione “arretrata e non progressista”15.
Purtroppo le donne iniziarono a conquistare ruoli più importanti nell’organizzazione e sfidare il sessismo e i rigidi ruoli di genere in una fase di de-radicalizzazione e declino generale dei movimenti. Anche il partito visse delle difficoltà e alla fine crollò sotto il peso della repressione statale e dei conflitti interni che ne conseguirono.
Nonostante la sua breve esistenza, l’esperienza del BPP è un’importante fonte di ispirazione e lezioni per le attiviste e gli attivisti di oggi. In un articolo pubblicato sulla pagina socialista rs21 (UK), Shanice McBean osserva:
La leadership femminile delle lotte, emersa per reazione alla violenza poliziesca e con l’affermazione del Black lives [matters], è oggi […] un segno della forza di queste lotte. Tuttavia, la lotta contro il sessismo è una lotta continua e attiva, oppure è morta […] L’unità, in una società costruita sull’oppressione, deve barcamenarsi sempre su un terreno spinoso, sporco e difficile. La storia del BPP è istruttiva a questo proposito. L’unità non può certo nascere se si ignorano le relazioni sociali oppressive che ci dividono; esse devono essere giustamente affrontate. Ma non possiamo aspettarci che i nostri movimenti ne siano esclusi. Le donne del BPP sono state determinanti per la costruzione dell’organizzazione e per lo sviluppo delle basi di un BPP antisessista; posizioni, queste, che hanno ottenuto sfidando il sessismo dei loro fratelli e stando al contempo al loro fianco contro la polizia.16
- Bobby Seale, A Lonely Rage: The Autobiography of Bobby Seale, New York: Times Books, 1978, p. 177. ↩︎
- Robyn C. Spencer, The Revolution Has Come: Black Power, Gender, and the Black Panther Party in Oakland, Durham: Duke University Press, 2016, p. 44. ↩︎
- Angela D. LeBlanc-Ernest, “«The Most Qualified Person to Handle the Job»: Black Panther Party Women, 1966-1982”, in The Black Panther Party (reconsidered), a cura di. Charles E. Jones, Baltimora: Black Classic Press, 1998, pp. 307-8. ↩︎
- Tracye Matthews, “«No One Ever Asks, What a Man’s Role in the Revolution Is»: Gender and the Politics of The Black Panther Party, 1966-1971” in The Black Panther Party (reconsidered), cit., p. 244. ↩︎
- Assata Shakur, Assata: An Autobiography, New York: Lawrence Hill Books, 2001. ↩︎
- Eldridge Cleaver, Soul on Ice, New York: McGraw-Hill, 1967, p. 14. ↩︎
- Kathleen Cleaver, “Women, Power & Revolution,” in Liberation, Imagination, and the Black Panther Party: A New Look at the Panthers and Their Legacy, ed. Kathleen Cleaver and George N. Katsiaficas , New York: Routledge, 2001, p. 126. ↩︎
- Eldridge Cleaver, “Message to Sister Erica Huggins of the Black Panther Party,” The Black Panther, July 5, 1969. ↩︎
- Huey P. Newton, “The Women’s and Gay Liberation Movements,” in Huey P. Newton Reader, ed. David Hilliard and Donald Weise, New York: Seven Stories Press, 2002, pp. 157-159. ↩︎
- Bobby Seale, “Bobby Seale Explains Panther Politics,” in Foner, pp. 81-87. ↩︎
- Vedi Mary Phillips e Angela Leblanc-Ernest, “The Hidden Narratives: Recovering and (Re)Visioning the Community Activism of Men in the Black Panther Party,” Spectrum: A Journal on Black Men 5, nr. 1, 2016, pp. 63-89. ↩︎
- Tracye Matthews, “‘No One Ever Asks, What a Man’s Role in the Revolution Is’: Gender and the Politics of The Black Panther Party, 1966-1971,” in The Black Panther Party (reconsidered), cit., p. 291. ↩︎
- “Black Panther Sisters Talk about Women’s Liberation,” interview, The Black Panther, September 1969, (https://www.marxists.org/history/erol/ncm-1/red-papers-3/doc8.htm). ↩︎
- Emory Douglas, “We Always Had Solidarity,” interview by Khury Peterson Smith, Socialist Worker, May 13, 2015, (https://socialistworker.org/2015/05/13/we-always-had-solidarity). ↩︎
- Audrea Jones, “Memorandum To: Responsible Members . . . Re: Establishment of Birth Control Policy for Party Members,” July 22, 1972, Series 2, Box 2, Folder 1, Health Cadre Reports, Newton Foundation Records, Stanford University. ↩︎
- Shanice McBean, “«Shoot As Well As Cook»: The Black Panther Party, Sexism and the Struggle Today,” rs21, December 31, 2014, (https://revsoc21.uk/2014/12/31/shoot-as-well-as-cook-the-black-panther-party-sexism-and-the-struggle-today/). ↩︎